Legge Bersani adottata dai gestori telefonici: testimonial per la legittimazione delle illecite penali di recesso

 bersani.gifda Aduc – di Domenico Murrone

Ingegnosi ribalta-frittata. I gestori telefonici si erano lamentati di Pierluigi Bersani quando, da ministro, abolì le penali per il recesso, ora lo hanno adottato come testimonial.
Il cliente vuole recede dal contratto? Ecco il call center che snocciola:
“come prevede il decreto Bersani, le addebiteremo i costi di disattivazione. 60 euro per la linea base; 60 euro per l’Adsl; 200 euro per il recesso dalle opzioni tariffarie X e Y”.

Cifre altissime (vere e proprie penali) che prima dell’entrata in vigore del divieto, nel 2007, mai avrebbero osato chiedere.
Peggio va se a recedere è un’azienda. In questo caso, il cliente ‘infedele’ viene punito con richieste di migliaia di euro.
Ma non finisce qui, il ribaltamento della realtà.
La legge Bersani prevede: è sempre possibile recedere ed è vietata la richiesta di penali, ma solo eventuali costi di disattivazione. L’Agcom specifica: esclusivamente le spese per cui sia dimostrabile un pertinente e correlato costo dai primi sopportato per procedere alla disattivazione o al trasferimento.
In caso di portabilità del numero, poi, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni specifica che eventuali costi di disattivazione posti a carico dell’utente non sono in linea di massima giustificati.
Quindi, in generale è possibile richiedere pochi spiccioli (visto che le operazioni sono nel 99% dei casi effettuabili tutte tramite computer) e nulla in caso di portabilità, perché le operazioni di trasferimento le effettua il gestore entrante.

Legge Bersani adottata dai gestori telefonici: testimonial per la legittimazione delle illecite penali di recessoultima modifica: 2010-05-29T11:15:00+02:00da consumatori
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Legge Bersani adottata dai gestori telefonici: testimonial per la legittimazione delle illecite penali di recesso

  1. Buon giorno, se possibile, darmi un aiuto.Sono un ex abbonato fastweb (telefonia+adsl), con un contratto di pagamento tramite rid, ma mai avvenuto per problemi bancari. Ho sempre onorato i pagamenti con bollettino postale, anche se più di una volta sono stato costretto rilevare gli importi a video per onorare il pagamento in CCP. In una fatturazione non ricevuta, (la terza), notavo, sempre a video, un addebito di circa 109 euro come caparra, la cui motivazione era perché pagavo con bollettino postale e non con il rid. In pratica, stornai detto importo, perché non lo ritenevo un dovuto.Per tutta la durata del servizio (12 mesi), non ho mai ricevuto avvisi d’insoluto. Ho restituito l’apparato (router), come da contratto.Sono trascorsi più di sei mesi che ho trasmigrato con Infostrada; ora un’agenzia recupero crediti, telefonicamente mi chiede di pagare la somma reclamata. Ho chiesto loro una fattura in dettaglio, i quali mi hanno risposto che non è possibile in quanto non la possiedono. Da un contatto avuto telefonicamente con un’operatrice fastweb, informalmente, mi avvertiva che una volta pagato i 109 euro, mi verrebbero restituiti solo meno di 10 euro a rimborso, in quanto trattengono un costo di disattivazione di 96 euro… Quel che vi chiedo, sono dovuti i 96 euro? Eventualmente cosa debbo fare? grazie per l’aiuto che vorrete darmi. marco

I commenti sono chiusi.