La maggioranza ha deciso di accantonare l’emendamento sulle registrazioni fraudolente, che prevedeva pene fino a 4 anni. Alla vigilia dell’inizio – in Commissione Giustizia del Senato – della votazione sugli emedamenti al ddl intercettazioni il relatore Roberto Centaro ha fatto sapere di stare lavorando a un nuovo testo, che conta di presentare lunedì. La pausa di riflessione arriva dopo che i finiani, e ovviamente l’opposizione, avevano espresso dubbi sulla norma. Rimangono inalterati gli altri nove emendamenti di Centaro e i due del Governo. Dunque, pur avendo assicurato di non voler mettersi di traverso, la pattuglia dei senatori fedeli al presidente della Camera Gianfranco Fini inizia a far valere le proprie obiezioni. Anche se nessuno di loro siede in Commissione Giustizia, eventuali proposte di modifica i finiani potranno, comunque, presentarle in aula. «Quattro anni non si danno neppure per i reati più gravi», il commento di Maurizio Saia, uno dei 14. La pena riguardava, secondo l’emendamento, «chiunque fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette o comunque effettuate in sua presenza». La discussione «riguarda molti senatori della maggioranza, non solo i finiani», aggiungeva Giuseppe Valditara.
Contro il provvedimento nel suo insieme il sindacato dei giornalisti Fnsi, che ha indetto oggi dalle 10 alle 14 in piazza Navona una manifestazione «antibavaglio ». E ha incassato ieri l’appoggio dell’Associazione nazionale magistrati. «Condividiamo le preoccupazioni sull’eccessiva limitazione del diritto di cronaca », ha detto il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara, al termine dell’incontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini.