Nuove speranze contro l’aborto spontaneo

abortospontaneo.jpgSono oltre 20.000 in Italia le donne affette da “sindrome da aborto ricorrente sine causa”. Si tratta di una patologia che prevede almeno 3 aborti spontanei consecutivi prima della 13ma settimana di gestazione, e che in oltre il 50% dei casi la causa è sconosciuta. Ora c’è uno studio tutto italiano, effettuato dai dottori Fabio Scarpellini e Marco Sbracia, durato 12 anni e ora pubblicato sulla rivista scientifica “Human Reproduction” che offre una speranza alle donne che soffrono di aborti spontanei.
Lo studio vede per la prima volta l’utilizzo sulle donne affette da questa sindrome, del G-CSF, un ormone prodotto dai leucociti o globuli bianchi che viene normalmente utilizzato nel trattamento della riduzione del numero dei globuli bianchi dopo la chemioterapia. Su 35 donne trattate con il G-CSF, 29 partorivano un bambino sano, mentre 6 abortivano di nuovo. Nel gruppo invece trattato con la sostanza placebo, solo 16 donne su 33 partorivano, mentre le altre 17 abortivano di nuovo. Un risultato significativo da un punto di vista statistico che una speranza alle donne affette da questa sindrome e che hanno poche possibilità di essere trattate con successo, specialmente se non si evidenziano possibili cause.
Inoltre questo trattamento è il primo che agisce direttamente sui tessuti embrionali, in particolare la placenta, attivandone il metabolismo e la replicazione delle cellule placentari.Infatti sui tessuti placentari sono stati ritrovati i recettori per il G-CSF, che viene prodotto anche dalle cellule dell’endometrio uterino, e la loro attivazione promuove la crescita cellulare.
Nuove speranze contro l’aborto spontaneoultima modifica: 2009-11-11T19:00:00+01:00da consumatori
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