LA MODA CHE CI PIACE

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DI ELVIRA DI GIROLAMO

Dopo banane, caffè, tè e cioccolato, si sta facenso largo la moda equa e solidale. Dalle magliette “Made in Lesotho”, il famoso cantante leader del gruppo musicale U2, fortemente impegnato nel sociale, ale scarpe da ginnastica “No child labour”, dai vestiti di cotone organico agli accessori prodotti con materiale di riciclo, l’ultimo boom nel mercato equo e solidale è il consumo consapevole di abiti ed accessori prodotti senza violare i diritti umani e senza sfruttare iol lavoro minorile. Vengono , inoltre, utilizzate materie prime biologiche e di recupero che evitino processi di lavorazione non sostenibili per l’ambiente.                                                                                                              Comprare equo e solidale sta affermandosi come fenomeno di massa, ma non è solo una moda poichè contribuisce a livellare le disuguaglianze fra nord e sud del pianeta assicurando un guadagno e condizioni di lavoro dignitose ai produttori. Sempre più spesso nei negozi si trovano prodotti equi a fianco di prodotti firmati.

Il pioniere di questa tendenza è stato sicuramente Bono, quando, nel 2005, col suo marchio Edun, lanciò sul mercato le magliette socialmente responsabili prodotte in  paesi del Sud del mondo nel rispetto dei diritti di base dei lavoratori. Campagne internazionali come “Clean Clothes”  (Abiti puliti) e “Made in Dignity”, hanno contribuito a monitorare e divulgare i comportamenti scorretti di alcuni produttori. Per l’acquisto di abbigliamento equo e solidale, nell’epoca della globalizzazione dove non ci sono garanzie certe (il famoso Made in Italy non sempre viene garantito) ed il regolamento europeo in merito non è preciso, si possono seguire due criteri generali. Innanzitutto, è consigliabile fare attenzione (etichette ed aziende) al tipo di cotone (p.e. quello biologico assorbe meno pesticidi) ed in secondo luogo al paese di provenienza della merce, tralasciando i paesi dell’Est, tendenzialmente più portati all’utilizzo di maestranze minorili e sfruttando il lavoratore.                      

 Come cittadini, si può contribuire attivamente a campagne di sensibilizzazione come “Clean Clothes”. La campagna Abiti puliti è in Italia e rappresenta la campagna internazionale per per tutelare i lavoratori e migliorarele loro condizioni di lavoro nel settore del’industria tessile mondiale. Essa ha l’obiettivo di porre fine all’oppressione, allo sfruttamento ed agli abusi che subiscono milioni di lavoratori, per la maggioranza donne e bambini, impiegati in questo settore.

LA MODA CHE CI PIACEultima modifica: 2009-10-22T11:00:00+02:00da consumatori
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