CARO PASTA: LA GUARDIA DI FINANZA NELLE INDUSTRIE

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da TGCOM

Caro-pasta, ora è scesa in campo anche la Guardia di Finanza. Il nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle, su richiesta della Procura di Roma, ha perquisito le sedi di Barilla (a Parma), De Cecco (a Pescara e a Roma), Divella (a Rutigliano e a Bari), Garofalo (a Gragnano, in provincia di Napoli), Pastificio Amato (a Salerno) e dell’associazione di categoria Unipi (Unione nazionale industriale Pastai italiani).

Al centro dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Pesci, c’è sempre l’aumento ingiustificato dei prezzi della pasta che dal 2007 ad oggi ha portato questo bene a rincarare di oltre il 50%, nonostante il calo dei listini della materia prima. L’ipotesi è che ci sia stato un accordo tra i principali produttori di pasta italiani per farl lievitare i prezzi. E l’operazione della Guardia di Finanza è finalizzata proprio a reperire documentazione idonea a verificare l’esistenza di un cartello restrittivo della concorrenza.

La Procura procede per l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 501 bis del codice penale, vale a dire manovra speculativa sul prezzo delle merci. E il reato prevede una pena fino a tre anni di reclusione.

Secondo le prime indiscrezioni trapelate vi sarebbe una persona iscritta sul registro degli indagati, ma ben presto gli indagati potrebbero aumentare di numero.

L’indagine era stata avviata nell’ottobre del 2007 dopo una indagine dell’Antitrust che nel dicembre del 2007 aveva messo sotto inchiesta ventinove tra i principali marchi della pasta italiana, tra cui Barilla, De Cecco, Di Vella, gli stessi finiti nel mirino delle Fiamme Gialle.

Una denuncia all’autorità giudiziaria era stata fatta da Adoc, Adusbef, Federconsumatori e Codacons.

CARO PASTA: LA GUARDIA DI FINANZA NELLE INDUSTRIEultima modifica: 2009-12-15T22:19:00+01:00da consumatori
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