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Pacco in ritardo. Corte Costituzionale: Poste devono pagare il danno

La “postacelere” arriva in ritardo? Il danno deve essere risarcito.

Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, in base alla convinzione che l’esclusione di qualsiasi responsabilità di Poste italiane Spa per il ritardato recapito delle spedizioni va considerata un «ingiustificato privilegio». La Consulta – con la sentenza numero 46 scritta dal giudice Giuseppe Tesauro – ha così dichiarato illegittimo l’art. 6 del testo unico delle disposizioni legislative in materia postale, di bancoposta e telecomunicazioni (Dpr n. 156 del 1973) nella parte in cui si esclude, appunto, tale responsabilità.
La vicenda è partita da una causa della Gea (la società Gestione epurazione ambiente) contro le Poste Italiane: la società chiedeva un risarcimento per il ritardo con cui è arrivata la documentazione per partecipare a una gara per l’affidamento di lavori relativi a un impianto di depurazione. Per errore il plico fu spedito da Reggio Calabria anziché da Reggio Emilia e, essendo arrivato in ritardo, determinò l’esclusione della Gea dalla gara. La Consulta ha dunque dato ragione al Tribunale di Napoli che aveva sollevato la questione di legittimità delle norme. E infatti – è scritto nelle motivazioni della sentenza – in questo modo si determina «in favore del gestore un ingiustificato privilegio, svincolato da qualsiasi esigenza connessa con le caratteristiche del servizio, senza dunque realizzare alcun ragionevole equilibrio tra le esigenze del gestore e quelle degli utenti del servizio». Un equilibrio che – secondo la Corte – «il legislatore avrebbe invece dovuto realizzare, essendo venuta meno la concezione puramente amministrativa del servizio postale, e quindi la possibilità di collegare tali limitazioni di responsabilità alla necessità di garantire la discrezionalità dell’Amministrazione».

Pacco in ritardo. Corte Costituzionale: Poste devono pagare il dannoultima modifica: 2011-02-12T12:00:00+01:00da
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