Il secondo decennio del duemila si è aperto con una buona notizia per l’ambiente. Dall’1 gennaio nel nostro paese è vietata la commercializzazione di sacchetti non biodegradabili per l’asporto delle merci.
Davvero non circoleranno più i sacchetti di plastica? E quali sono le alternative?
Cominciamo col definire i sacchetti non biodegradabili. Tali dovrebbero senz’altro essere quelli in polietilene (il tipo di plastica generalmente utilizzato per i sacchetti), anche se qualche dubbio è stato sollevato da qualche sofista della materia, visto che, sia pur in tempi lunghissimi (dai quindici ai mille anni), anche la plastica viene aggredita da microorganismi ed è soggetta a degrado. La norma più precisa sul tema è la EN 13432, che definisce “compostabile” l’imballaggio biodegradabile, disintegrabile, con bassi livelli di metalli pesanti e assenza di effetti negativi sul compostaggio.
Si l’iniziativa è molto buona, come sempre è da vedere poi la sua applicazione… forse la migliore soluzione sono le buste per la spesa riutilizzabili, che tutti dovrebbero usare, per limitare il consumo dei classici sacchetti di plastica e anche di quelli biodegradabili…