da L’Avvenire
Diciotto anni, ad essere ottimisti. Tanto durerà secondo il gup dell’Aquila, Giuseppe Grieco, il processo per il crollo della Casa dello studente in cui la notte del 6 aprile 2009 morirono otto universitari. Il giudice, che ieri ha rinviato l’udienza preliminare al 15 settembre, ha dato il suo crono programma del procedimento giudiziario che vede indagati undici tra dirigenti dell’azienda al diritto allo studio, tecnici e progettisti per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni. «Dobbiamo dire la verità ha spiegato in aula Grieco – e la verità è che tra l’udienza preliminare, primo e secondo grado e Cassazione ci vorranno almeno diciotto anni e sono previsioni fiduciose». Poco prima, però, il giudice ha anche ribadito come sia necessario arrivare a conclusioni in tempi brevi, perché «dobbiamo dare una risposta ragionevolmente celere ai deceduti, ai loro familiari e anche agli imputati visto che la loro condizione non può durare per sempre».
Il decorso ultradecennale, secondo il magistrato, sarebbe dovuto alla lunga e complicata storia edile dell’alloggio universitario; «il capo d’imputazione formulato professionalmente in modo impeccabile ci parla di quarantacinque anni di vicende – ha aggiunto – un buon civilista potrebbe trovare numerosi spunti». Ecco perché, ha concluso, «se il nostro impegno di solito è cento questa volta deve essere centocinquanta». Unica novità nell’udienza di ieri, l’accoglimento della richiesta degli avvocati di parte civile di citare in giudizio l’Università dell’Aquila, la Regione Abruzzo, il ministero dell’Istruzione, l’Adsu (Azienda per il diritto allo studio universitario) dell’Aquila e il costruttore che edificò lo stabile nel 1965. Sull’udienza preliminare per il crollo della Casa dello Studente, tuttavia, pesa il pronunciamento della Corte di Cassazione (previsto per il 27 settembre) alla quale si sono rivolti due degli indagati con l’istanza di rimessione del processo ad altro tribunale, Campobasso, perché nel capoluogo abruzzese, stando ai documenti presentati dai legali, non ci sarebbero le condizioni per uno svolgimento equo e sereno.