di PINO CIOCIOLA – da L’Avvenire
La mannaia s’abbatterà sulla spesa per i disabili, ma – ad esempio – non più sui costi delle province (neppure quelle poco più grandi del… quartiere di una città). Così, nella beata illusione di colpire pochi falsi invalidi, si bastoneranno molti fra quelli veri, visto che ai primi le novità della prossima finanziaria cambieranno poco, non fosse perché chi truffava prima non smetterà di farlo adesso soltanto per un cambio di percentuale. La principale trasformazione prevista dalla manovra economica è infatti nota ed a riassumerla bastano tre righe: verrà alzata la soglia d’invalidità necessaria a percepire la pensione, portandola dall’attuale 74% all’85%. Con la conseguenza dell’esclusione dalle stesse pensioni d’invalidità per chi ha la sindrome di Down, per coloro ai quali è stato amputato il braccio e la spalla o entrambi i piedi, per i sordomuti e per molti altri ancora.
Annotazione: la ‘pensione’ o ‘assegno’ (d’invalidità) che dir si voglia vale già pochi spiccioli, cioè 277 euro e 57 centesimi al mese (3.330 euro e 85 centesimi all’anno). E non occorre una mano da Pitagora per farsi due conti, sapendo che il mantenimento in famiglia di una persona disabile e non autosufficiente costa più o meno (centesimi esclusi) circa 2.500 euro al mese.
Risultato? Le associazioni si sentono ancora più umiliate di quanto già accada. Prendiamo il ‘Coordinamento nazionale delle associazioni con sindrome di Down’ (Coordown). Ha preso carta e penna e scritto una lettera ai presidenti di Camera e Senato ed ai ministri dell’Economia, del Lavoro, della Salute e delle Pari opportunità, nella quale si esprime «sconcerto e gravissima preoccupazione» per quanto previsto dalla Manovra, che «escluderebbe tutte le persone con sindrome di Down con invalidità al 75%». E poiché «soltanto il 10% delle persone Down accede ad un lavoro retribuito, ne rimarrebbero moltissime senza alcun reddito».