IL FUTURO E’ NANO

NANO.jpgda L’Avvenire

La presenza delle nuove tecnologie che lavorano sulla materia a una dimensione di un miliardesimo di metro si fa già sentire nei più svariati ambiti della nostra vita. Il loro sviluppo è potenzialmente illimitato: opportunità e rischi di cui prendere coscienza
Nascoste in fibre di tessuti, perse tra polveri di saponi e detersivi, sciolte in creme e ciprie, confuse tra granelli di zucchero come di sale, camuffate da schermi tridimensionali di tv e pc: con la loro presenza scandiscono i gesti del vivere quotidiano da mattina a sera e, nel caso di un set di tennis con infortunio, le ritroviamo prima nel ferro delle racchette poi a consolarci nel disinfettante delle bende. Versatili a tal punto da prestarsi a innumerevoli applicazioni, di loro si conosce ancora poco, tanto che il fisico americano Richard Feynman (1918-1988), il primo ad ipotizzarne l’esistenza in un celebre discorso del 1959, fu definito «visionario». Solo agli inizi degli anni ’90 negli Usa la prima amministrazione Clinton vide nelle nanotecnologie un settore strategico multidisciplinare per il quale urgeva un progetto di ricerca coerente: prese così il via il piano National nanotecnology initiative , destinato ad inaugurare un ventennio di vertiginoso sviluppo.
Grande appeal sull’opinione pubblica, oggi il fenomeno «nano» abbraccia scienza ed etica, tecnologia e sociologia, mercato e filosofia: quale è dunque l’aspetto intrigante della nanotecnologia che, per definizione, rappresenta l’approccio multidisciplinare alla realizzazione di materiali e dispositivi in cui almeno una dimensione sia su scala del nanometro (pari alla miliardesima parte di metro).

IL FUTURO E’ NANOultima modifica: 2010-06-14T15:00:00+02:00da consumatori
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