di Alessandra Turrisi – da L’Avvenire
Trentasette gli operai morti. Una sentenza storica, che assegna responsabilità precise per la strage silenziosa che si sarebbe consumata negli ultimi trent’anni ai Cantieri navali di Palermo. Il giudice monocratico di Palermo, Gianfranco Criscione, ha condannato per omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime tre ex dirigenti della Ficantieri, Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonio Cipponeri, rispettivamente a 7 anni e sei mesi, 6 e 3 anni, ritenuti responsabili delle morti di 37 dipendenti dei Cantieri navali provocate dall’inalazione di fibre di amianto.
I tre ex dirigenti dovranno versare complessivamente, come provvisionale immediatamente esecutiva, 5 milioni 597mila euro alle parti civili costituite. Si tratta di un anticipo del risarcimento del danno il cui ammontare definitivo dovrà essere poi liquidato dal giudice civile in separata sede. Gli imputati in particolare dovranno dare 4 milioni e 100mila euro all’Inail. A tutti gli enti dovranno poi essere restituite le somme anticipate per le spese legali. Gli ex dirigenti, poi, dovranno dare, sempre a titolo di provvisionale, complessivamente un milione e 455 mila euro ai familiari delle 37 vittime che si sono costituiti parte civile. Mentre nessuna provvisionale è stata assegnata agli operai ammalati, pure parti civili nel processo, nonostante gli imputati siano stati condannati per le lesioni gravissime da questi riportate. Il giudice ha dichiarato prescritte le accuse di lesioni gravissimi per due ex legali rappresentanti di ditte dell’indotto di Fincantieri, la Blascoat srl e la cooperative Rinascita picchettini. È arrivato, dunque, alla fine il primo capitolo della maxi-inchiesta condotta dai sostituti procuratori Emanuele Ravaglioli e Carlo Marzella sulle morti ai Cantieri di Palermo. Secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri di Palermo, la Fincantieri avrebbe continuato ad adoperare l’amianto fino al 1999, nonostante un esplicito divieto di legge posto nel 1996.
Tantissimi in aula, per la lettura del dispositivo, i familiari di operai morti ed ex dipendenti gravemente malati. «Siamo contenti, non per il risarcimento del danno: dei soldi non ci importa nulla. Ma con la condanna al carcere degli ex dirigenti di Fincantieri mio padre ora ha avuto giustizia » dichiara Anna Maria Arcoleo, figlia di Michele, uno degli operai morto di cancro. Soddisfatto anche l’avvocato Fabio Lanfranca: «Questa sentenza riconosce che i dirigenti della Fincantieri non hanno tutelato gli operai utilizzando per anni un materiale a basso costo come l’amianto, pur sapendo, che era pericoloso per la salute». Diversa l’opinione di uno dei legali degli ex vertici di Fincantieri, Alberto Sbacchi: «Il timore adesso è che i tre dirigenti possano diventare i capri espiatori di tutta la vicenda ». Mentre il presidente regionale di Legambiente, Mimmo Fontana, aggiunge: «Speriamo che questa sentenza possa servire per cominciare a invertire una tendenza che vede il nostro Paese ai primi posti, tra quelli occidentali, per numero di morti sul lavoro ».