di ALESSANDRA TURRISI – da L’Avvenire
Lavorano da anni all’interno di un immobile confiscato ai boss, pagando regolarmente l’affitto, ricevendo centinaia di clienti al giorno. Da ieri sono fuori, con un futuro occupazionale incerto, ma hanno difeso il loro luogo di lavoro fino all’ultimo. Si sono barricati all’interno del supermercato Conad di via Fazio Allmayer, nel centro di Palermo, assieme a mogli e figli, i dodici dipendenti ‘sfrattati’ dall’Agenzia del demanio. Hanno portato tra i banconi del supermercato, in mezzo a detersivi e surgelati, anche i loro bambini, tra i quali tre neonati, minacciando di darsi fuoco con alcune taniche di benzina. Una clamorosa protesta, inscenata nella zona di Margifaraci, al di sopra della circonvallazione di Palermo, e rientrata solo dopo alcune ore con l’intervento delle forze dell’ordine.
Una barricata per difendere il proprio lavoro, ma questa volta la rabbia dei dipendenti che rischiano il posto si è scatenata non contro il loro datore di lavoro ma contro lo Stato. In particolare, si oppongono alla decisione del demanio di sfrattare il supermercato dai locali confiscati, perché appartenenti a un presunto boss mafioso. Il Conad, che appartiene alla società “Giuseppe Guddo snc”, ha sede lì da 17 anni. I lavoratori avevano proposto di far slittare il provvedimento, in modo da trasferire altrove l’attività, ma non è stato possibile. «Abbiamo chiesto 6 mesi di proroga – spiega l’avvocato Marco Portera che assiste i dipendenti – in modo da organizzare un altro esercizio commerciale con lo stesso marchio: avevamo individuato anche i locali dove far sorgere la nuova attività, in via Savonarola, sempre in questo quartiere. Ma la nostra richiesta non è stata neppure presa in considerazione». E racconta la storia di questo supermercato, come ce ne sono tanti nelle nostre città, ma che per un caso si intreccia con le vicende di Cosa nostra. Il contratto di locazione era scaduto nel 2004, dopo che i locali di 400 metri quadrati erano finiti in amministrazione giudiziaria, ma era stato consentito al supermercato di continuare a rimanere in affitto corrispondendo tremila euro al mese. «Che venivano pagati sempre regolarmente – precisa il legale – . Finché non è arrivata l’ordinanza di sfatto, alla quale ci siamo opposti in tribunale. Ma per varie vicende non è mai arrivata la sospensiva e quindi il demanio è venuto per chiudere ». Il morale è basso. «La lotta alla mafia – sottolinea Portera – è importante, ma passa anche dalla difesa dei posti di lavoro e dell’occupazione. Questa gente è disperata: stiamo parlando di lavoratori monoreddito, che hanno famiglia a carico. Alcuni devono pagare il mutuo della propria casa».
La situazione in via Allmayer si è sbloccata solo dopo l’arrivo della polizia e dei vigili del fuoco: nessuno sarebbe potuto intervenire, proprio per la presenza all’interno del locale di numerosi bambini e dei tre neonati. Intorno alle 13, i lavoratori che protestavano e che avevano chiesto un incontro con i dirigenti del demanio, si sono convinti ad uscire.
«Non ci fermeremo – spiega l’avvocato Portera – stiamo preparando delle denunce e chiederemo i danni, sia in sede civile che penale».
Negozio confiscato. Lavoratori “sfrattati
Negozio confiscato. Lavoratori “sfrattatiultima modifica: 2010-04-27T16:00:00+02:00da
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