VINO : PIU’ EXPORT ED OCCUPAZIONE

BOTTLE.jpgdi Andrea Zaghi – da L’Avvenire

I numeri ci sono, i buoni propo­siti anche, gli spazi per crescere probabilmente. La sensazione che si ha dello stato di salute del comparto vitivinicolo italiano è buo­na: il vino nostrano si difende sui mercati internazionali e in casa, an­che se in maniera diversificata. Dire vino in Italia oggi, significa anche parlare di un settore che riesce a da­re occupazione proprio in una fase dell’economia in cui i senza lavoro crescono in maniera preoccupante. La quantità impressionante di nu­meri sciorinata al Vinitaly di Verona, è lì a dimostrarlo. Insieme all’elogio che, ieri, il Presidente della Repub­blica ha voluto fare nei confronti de­gli operatori del comparto: «Voi create ricchezza e cultura, perché il vino è soprattutto cultura. Il vino è l’em­blema delle diversità e unità del Pae­se ». L’Italia – hanno spiegato Unionca­mere e Istituto Tagliacarte – è leader mondiale nella produzione e com­mercializzazione del vino, alle spal­le della ‘solita’ Francia che però, in 10 anni, ha subito con maggior vi­gore l’arrivo sul mercato delle pro­duzioni dei Paesi ‘emergenti’. In I­talia, poi, si è assistito, nel corso del 2009, a uno stop delle importazioni di vini stranieri a favore del consu­mo di autoctoni. Coldiretti, a que­sto proposito parla di una taglio del 24% dell’import in termini di valore e aggiunge che, invece, le esporta­zioni di vini italiani hanno raggiun­to i 3,5 miliardi di euro. Eppure il comparto, secondo quan­to indicato da Coldiretti, dà un’op­portunità di lavoro a 1,2 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, nella attività connes­se e di servizio. Ogni grappolo rac­colto in campagna è in grado di at­tivare 18 diversi settori. Senza con­tare i risvolti ambientali che sono notevoli, e quelli sociali. In Italia, ci sarebbero 250mila aziende agrico­le con vigneti che offrono occupa­zione a circa 200mila lavoratori di­pendenti, dei quali 20mila extraco­munitari.
 
La vera sfida di fronte alla quale i produttori si trovano è tuttavia sem­pre la stessa: quella del mercato che cambia, si complica, chiede sempre di più. In pista per conquistarsi fet­te di mercato sono ormai tutti i ca­nali possibili di vendita, con una pre­valenza ovvia della grande distribu­zione organizzata. Secondo Fedagri­Nomisma, per esempio, un terzo de­gli italiani (37%) acquista regolar­mente vino in azienda, ma gli iper­mercati e supermercati sono il luo­go preferito per l’acquisto del vino (41%). Mentre nella psicologia dei consumatori sembra stia prenden­do piede un solo concetto: acqui­stare qualità ma in maniera sempli­ce e a prezzi sopportabili.

VINO : PIU’ EXPORT ED OCCUPAZIONEultima modifica: 2010-04-20T11:00:00+02:00da consumatori
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