«Una nuova social card per arginare la povertà»

SOC CARD.jpgPAOLO LAMBRUSCHI – da L’Avvenire
 P
er le Acli la lotta alla povertà estrema deve aprire la stagione delle riforme. E alla Cattolica, durante la secon­da giornata della conferenza organizzativa, l’associazione dei lavoratori cristiani ha pro­posto una social card riveduta e corretta, che entro tre anni possa raggiungere le famiglie italiane – sono il 4,2% – sotto la soglia d’in­digenza.
 
Misura che unirebbe un contributo econo­mico più alto (da 40 a 133 euro mensili a nu­cleo) a un pacchetto di servizi alla persona. E che sarebbe sostenibile per le casse dello Stato. Le Acli stimano una spesa aggiuntiva
di 665 milioni all’anno fino al 2013, meno di due miliardi di euro. Fondamentale la sus­sidiarietà. Un ruolo chiave spetterebbe in­fatti ai Comuni, erogatori dei servizi, e al Ter­zo settore, coinvolto nell’identificazione dei bisognosi e nella fornitura di servizi in con­venzione. Il progetto è stato elaborato con un gruppo di ricercatori dell’ateneo di largo Ge­melli coordinata da Cristiano Gori.
   
Alle Acli non è piaciuta la prima Social card. «Vero – ha puntualizzato Olivero – andiamo a rinnovare dall’interno uno strumento che all’inizio non ci ha visti entusiasti. Si tratte­rebbe però della prima misura del genere in Italia. Chiediamo a tutti pragmatismo».
  Due le critiche messe in conto. La prima, nel Belpaese dei furbi, di aiutare falsi poveri. La seconda di varare misure assistenziali che non stimolino la ricerca di lavoro «Occorre rigore supplementare nei control­li da parte dello Stato – ha ribattuto il presi­dente delle Acli – altrimenti non si farà mai nulla. Noi siamo per mantenere la presen­tazione del modulo Isee per accertare il red­dito delle famiglie. Assistenzialismo? I servizi offerti devono riguardare anche istruzione e formazione professionale».
  Secondo Cristiano Gori, lo strumento così ri­visto consentirebbe di varare un vero e pro­prio laboratorio di federalismo nel campo del welfare.
  «Nel settentrione – ha dichiarato lo studio­so – il costo della vita è nettamente superio­re, sino al 30% di differenza, ma la soglia di disponibilità economiche da non superare per ricevere la Carta e il suo importo sono i medesimi in tutto il paese. Questo significa, in termini reali, svantaggiare il Nord. La Card corretta prevede invece soglie d’accesso e importi differenziati in base al costo della vita dei territori».
    D’accordo anche la Cisl. «L’allargamento del­l’utenza della Social card è positivo – ha det­to Pietro Cerrito, segretario confederale per le politiche sociali – perché la povertà non riguarda solo gli over 65».
La Caritas italiana condivide l’idea. «L’inte­ressante proposta delle Acli – ha dichiarato il vicedirettore Francesco Marsico – rap­presenta un invito realistico al governo a es­sere coerente con gli obiettivi che si è dato nella lotta alla povertà assoluta».

«Una nuova social card per arginare la povertà»ultima modifica: 2010-04-20T13:00:00+02:00da consumatori
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