I miracoli del proibizionismo, dall’effetto ‘Al Capone’ all’effetto ‘Bin Laden’

binladen.jpgArticolo di Pietro Yates Moretti

Il proibizionismo sulle droghe ha prodotto l’ennesimo miracolo. Il Paese con la più massiccia presenza di forze armate Nato, inviate là per sconfiggere la produzione e il commercio di oppio, “motore economico dei Talebani“, non solo rimane saldamente in testa alla classifica globale dei produttori di eroina, ma diventa anche il primo produttore al mondo di hashish.  Dopo decine di miliardi di dollari spesi, otto anni di guerra, centinaia di soldati Usa e Nato morti, decine di migliaia di vittime civili, i Talebani hanno trovato nel proibizionismo la più preziosa delle risorse economiche, il mercato nero delle sostanze proibite. Non solo. Poiché una buona parte della popolazione Afghana coltiva il papavero da oppio per sopravvivere, i Talebani sono in grado di controllare buona parte delle province e dei villaggi remoti in qualità di unici acquirenti e quindi unica fonte di sostentamento per innumerevoli famiglie. Tanto è vero che, per conquistare il rispetto delle popolazioni locali, i soldati Nato sono costretti da anni a chiudere un occhio sulle coltivazioni di papavero, nonostante gli anatemi proibizionisti dei vari leader militari e politici occidentali.
I miracoli del proibizionismo, dall’effetto ‘Al Capone’ all’effetto ‘Bin Laden’ultima modifica: 2010-04-01T11:00:00+02:00da consumatori
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