«Non c’è lavoro per soli uomini»

DIRIT.jpgdi GIOVANNI MASPERO – da L’Avvenire
L
e donne non possono essere criticate solo per la loro appartenenza al genere femminile e non si può dire che, ad esempio, in un determinato posto di lavoro, sarebbe meglio sostituirle, « comunque, con un uomo » . Lo sottolinea la Cassazione confermando la condanna per diffamazione nei confronti di un giornalista e di un sindacalista per le critiche di genere che avevano rivolto alla direttrice del carcere di Arienzo, nel Casertano. Lo stop alle critiche nei confronti delle donne, sganciate da qualunque riferimento a fatti specifici e
Confermata condanna per diffamazione di un giornalista e di un sindacalista che criticarono la direttrice del carcere di Arienzo

riferite solo al « dato biologico » , sono lesive della dignità della persona e si pagano con la condanna penale ed il risarcimento dei danni. Per la Suprema Corte, dunque, va
valutata come « diffamatoria » un’intervista pubblicata su un quotidiano locale di Caserta nel giugno 2002, intitolata « Carcere: per dirigerlo serve un uomo » .
Non ha avuto successo la decisione presa dal giornalista e dal sindacalista di appellarsi al diritto di cronaca e a quello di critica sindacale. « Correttamente – scrive la Cassazione nella sentenza 10164 – i giudici di merito hanno ritenuto che la frase ‘ sarebbe meglio una gestione al maschile’, attribuita al sindacalista, è oggettivamente
diffamatoria ed è, da sola, idonea ad affermare la responsabilità sia dell’intervistato che dell’intervistatore » . La Cassazione aggiunge che « si tratta di una dichiarazione certamente lesiva della reputazione della direttrice del carcere trattandosi di un riferimento assolutamente gratuito, sganciato dai fatti, e che costituisce una mera valutazione, ripresa a caratteri cubitali nel titolo, nel quale si puntualizza proprio la necessità ( sottolineata dal verbo servire) di affidare la direzione del carcere, comunque, ad un uomo » .
Giornalista e sindacalista sono stati, dunque, condannati per diffamazione e a risarcire alla direttrice 3.500 euro come riparazione pecuniaria oltre ad un risarcimento danni di 7.000 euro. « Sono assolutamente d’accordo con questo pronunciamento, che, anzi, considero un importante passo avanti sulla strada della tolleranza zero nei confronti delle discriminazioni – ha detto il ministro per le Pari opportunità
Mara Carfagna –. Seppur ci sia stato, col passare degli anni, un deciso miglioramento della condizione femminile, la forma di discriminazione più diffusa resta quella contro le donne, fatta magari di battutine o facili pregiudizi » . Elogi anche dal Pd.
« Ancora una volta la Corte di Cassazione ci consegna una sentenza che fa giustizia di affermazioni fondate su stereotipi discriminatori e paternalistici ai danni delle donne, agevolando in questo modo il necessario cambiamento di mentalità nel nostro Paese » ha sottolineato la senatrice democratica Vittoria Franco.

«Non c’è lavoro per soli uomini»ultima modifica: 2010-03-26T14:00:00+01:00da consumatori
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