Nessuno Tocchi Caino: non esistono morti naturali in carcere

nessuno.jpgQuando muore un detenuto in un carcere italiano, non si puo’ mai parlare di ‘morte naturale’. Al di la’ dei presunti suicidi avvolti nel mistero e degli omicidi camuffati da suicidio, infatti, e’ sbagliato definire naturale un decesso, se si verifica in un contesto di sovraffollamento che ormai si aggira intorno ai 25mila detenuti”. Lo dichiara il segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio D’Elia, ospite a Rainews24. “Le vittime di questa situazione – continuato D’Elia – non sono solo i detenuti, ma tutti i componenti della comunita’ penitenziaria: dai direttori, al personale, ai volontari, ognuno vittima della stessa catastrofe e dell’illegalita’. Affacciarsi su questo mondo rappresenta l’occasione migliore per toccare con mano la mancanza di stato di diritto del nostro Paese. Circa la meta’ dei 66mila detenuti attualmente reclusi e’ in attesa di giudizio e, di questi, la meta’ sara’ riconosciuta innocente.
Lo scandalo degli 11 milioni di processi pendenti comporta che, tra vittime e presunti autori di reati, un terzo della popolazione italiana oggi sia in attesa in giustizia.
L’Unione Europea condanna ogni anno l’Italia per la lentezza della Giustizia; queste condanne periodiche rendono il nostro Stato, tecnicamente, un delinquente abituale che, se fosse una persona, non avrebbe diritto all’indulto, ne’ a sconti di pena. Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di tenere il IV congresso di Nessuno tocchi Caino in un carcere, ma la scelta e’ caduta sulla casa di reclusione di Padova anche per un motivo di speranza. Li’ infatti opera Ristretti Orizzonti, che, oltre a monitorare l’intero universo carcerario italiano, avanza proposte importanti come quelle raccolte nella mozione sulle carcere della deputata radicale Rita Bernardini, che il Parlamento discutera’ a gennaio. Si tratta di proposte ragionevoli e di governo che vedono al centro soprattutto l’applicazione delle misure alternative alla detenzione, come previsto dalla legge Gozzini. Il 68 per cento dei detenuti che accede alle pene alternative, infatti, non commette piu’ reati; percentuale che invece si abbassa sensibilmente tra coloro che scontano l’intera pena in carcere. Cio’ dimostra quanto le misure alternative, come lavorare fuori dall’istituto, contribuiscano al contrasto della recidiva, favorendo al tempo stesso la rieducazione e il reinserimento sociale. Tra le altre proposte, noi Radicali chiediamo anche la depenalizzazione di reati meno gravi, come, ad esempio, alcune fattispecie legate alla droga che coinvolgono un terzo della popolazione carceraria. Reati che non possono essere considerati tali perche’ non hanno vittima, ma che Aldo Bianzino e Stefano Cucchi hanno pagato con la ‘pena di morte'”.

Nessuno Tocchi Caino: non esistono morti naturali in carcereultima modifica: 2009-12-24T16:00:00+01:00da consumatori
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Un pensiero su “Nessuno Tocchi Caino: non esistono morti naturali in carcere

  1. non vorrei toccare le coscenze di qualcuno, ma sono convinto che non hanno coscienza… io sono un ex detenuto che ha fatto tanti anni in carcere, ho pagato giustamente i miei errori, ma non capisco come si puo’ imporre alle persone di non vivere in modo decente….ma davvero il governo si rende conto di cosa sta’ succedendo negli istituti di pena??? ho visto morire tanti ragazzi, ho visto fare autolesionismo a tanta gente, la cosa che piu’ mi fa stare male e la grande disciplina dei detenuti…..apparte quache caso isolato i detenuti stanno dimostrando con i fatti di essere persone con i quali si puo’ ragionare, mi vergogno di essere cittadino italiano, mi vergogno di essere un cittadino che e stato condannato dalla giustizia italiana…quella giustizia che naviga nell’ingiustizia..

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