GIUSTIZIA: no alla conciliazione obbligatoria e a pagamento

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da Adiconsum

Le lobby professionali sembrano trovare un grande appoggio in Parlamento, soprattutto quando la lobby interessata è quella degli avvocati, molto ben rappresentata nei vari partiti.

Le procedure conciliative possono ridurre il carico di lavoro nei tribunali, ma se la conciliazione è obbligatoria e a pagamento, così come previsto dal decreto legislativo all’esame del Parlamento in materia di controversie civili e commerciali che riguardano locazioni, successioni, contratti assicurativi, bancari e finanziari, ecc., la conciliazione non è più un diritto, bensì un grande business per la giustizia privata.

Se a questa riforma si collega poi la pretesa di esclusività da parte dell’ordine forense di assistenza legale nelle procedure conciliative il gioco è fatto: siamo alle corporazioni o come dice il presidente Catricalà “ad un ritorno al passato di 70 anni”.

In un documento inviato ai gruppi parlamentari Adiconsum chiede che venga cancellata l’obbligatorietà e che anche le altre forme di conciliazione, in particolare quelle attuate con le altre imprese di servizio o con alcuni ordini professionali, siano equiparate alla conciliazione regolamentata nel decreto.

Va ricordato che le procedure conciliative svolte direttamente dalle associazioni consumatori con le imprese (e fra queste citiamo quelle con Eni, Enel, Telecom, FS, Poste, Intesa San Paolo, Unicredit, compagnie di assicurazioni, ecc.) hanno risolto negli ultimi 2 anni problemi per oltre 100.000 consumatori.

Adiconsum considera, inoltre, buona parte di questa normativa all’esame del Parlamento incompatibile con i principi europei di indipendenza e di procedure conciliative a costi contenuti.

GIUSTIZIA: no alla conciliazione obbligatoria e a pagamentoultima modifica: 2009-11-27T19:00:00+01:00da consumatori
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