di Mario Albanesi – Segnalato da NUOVE ANTENNE
Da qualche tempo in uno “spot” mandato in onda dalle reti Rai, una voce accattivante fuori campo invita a rinnovare la fiducia al servizio pubblico televisivo che dal 1954 è al servizio dei cittadini, illustrando i pregi della televisione digitale: insistenti fervorini che dicono cose diverse da come sono nella realtà.
La decisione dell’attuale vice ministro Paolo Romani di bruciare le tappe e di anticipare di due anni l’avvento del “digitale terrestre” – quando in tutta Europa le perplessità hanno finito per prendere il posto di tante ottimistiche sicurezze – risponde al soddisfacimento di grandi interessi che non è difficile immaginare quali siano (televisione a pagamento, divisione affaristica delle frequenze espropriate alle imprese più piccole, duro colpo alla concorrenza ecc..).
La distruzione del ministero delle comunicazioni – oggi aggregato a quello per lo sviluppo economico – fa parte di questo disegno, come la nomina di Romani, uomo di stretta osservanza berlusconiana, già fondatore della Frt – l’associazione attualmente presieduta per le reti nazionali da Fedele Confalonieri – che si è circondato di amici provenienti da questa organizzazione al fine di poter prendere indisturbato tutte le decisioni che gli venissero richieste al riparo di eventuali presenze scomode.
Al centro di tutte le attenzioni, estranee a quelle dell’interesse comune, c’è la volontà di concentrare ancora di più tutto il potere informativo di massa e per ottenere questo risultato è stata impiegata una particolare strategia che parte da molto lontano.
NOn sarebbe male informarsi prima di sparare a zero. Se questa è informazione 2.0 preferivo la 1.0! Mai viste tante castronerie in un articolo solo, daltronde senza lamentarsi di qualcuno o qualcosa come si fa a campare?