Partendo dalla considerazione che “un aborto e’ sempre un aborto” e la modalita’, chimica o chirurgica, “non cambia la sua natura di delitto abominevole”, il decalogo rileva che la “pillola” per abortire “banalizza l’aborto: utilizzare un prodotto chimico, per giunta catalogato come farmaco, induce due drammatici errori: ritenere che l’aborto sia un cosa facile e che rientri nell’ambito delle terapie mediche”. L’RU486 “pone la donna totalmente sola nella gestione dell’aborto, come avveniva e ancora avviene nell’aborto clandestino”. Inoltre, “c’e’ poco tempo per una adeguata riflessione. Le pillole vengono consegnate alle donne in tempi necessariamente brevi, dovendosi assumere entro i primi 49 giorni della gravidanza per essere efficaci”. La pillola svolge un’azione diseducativa con una conseguente “deresponsabilizzazione”. Ancora: “Rappresenta una ideologia” perche’ “la mentalita’ di ricorso all’aborto tutte le volte in cui la contraccezione fallisce e’ uno degli effetti collaterali piu’ pericolosi del cosiddetto controllo delle nascite”. Non essendo un farmaco, non si può imporre ai medici di prescriverla: “Ogni medico – avverte il decalogo – deve essere libero di dissociarsi e di rifiutarne la prescrizione, la quale sarebbe una attiva e consapevole cooperazione ad un atto reputato ingiusto e illecito”. Infine, “l’aborto resta un atto gravemente ingiusto, un lutto da elaborare, una ferita da guarire. Perderne consapevolezza non cambia la realta’ dei fatti: un fatto e’ un fatto. In barba a tutte le ideologie”.
VATICANO – La Chiesa preferisce l’aborto chirurgico a quello farmacologico?
VATICANO – La Chiesa preferisce l’aborto chirurgico a quello farmacologico?ultima modifica: 2009-10-19T18:00:00+02:00da
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