di Vincenzo Donvito – Presidente Aduc
Che ci siano dei produttori che per meglio specificare il proprio prodotto usano termini dialettali, non e’ una novita’: ovunque si trovano freselle e malloreddus (come li chiamano a Cagliari, mentre a Sassari gli identici gnocchetti li chiamano cicciònese… chissa’ quale dovrebbe essere obbligatorio…). Ed e’ altrettanto noto a chiunque produca usando un termine gergale per l’etichetta che, o si tratta di un marchio su cui si investono milioni per farlo conoscere, oppure ci si limita ad un mercato territorialmente ristretto. Ognuno e’ libero e valuta alla bisogna.
Altro e’ cio’ che ha intenzione di fare il ministro Zaia, cioe’ l’obbligatorieta’: cioe’ tutti i produttori sono condannati o ad investire milioni sui propri marchi o ad essere aziende con mercati limitati. La tomba dell’economia!
Etichette alimentari in dialetto e italiano? La tomba dell’economia!ultima modifica: 2009-09-30T13:00:00+02:00da
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